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Giulio Regeni: il Convegno al DICAM di Unime ieri 2018 05 10 e che proseguirà oggi a Catania

Vi restituisco un breve ed imperfetto frammento di stralci dalle argomentazioni dei Relatori al Convegno su Giulio Regeni, iniziato ieri pomeriggio a Messina.

Dopo i seminari dell’ILSA Messina Chapter su “Le attualità del diritto internazionale” del Febbraio-Maggio 2017, il cui primo fu dedicato al caso di Giulio Regeni,  ieri, organizzato, soprattutto per la parte messinese, dal Prof. Lorenzo Casini, ben coadiuvato dal valente staff di Dipartimento, si è tenuto a Messina il Convegno: “La ricerca per Giulio Regeni”. 

Ospitata nell’Aula Magna del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, la prima parte del Convegno, la seconda e la conclusione, lo saranno oggi a Catania. A Catania, due incontri: al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali nella mattinata ed al Dipartimento di Scienze Umanistiche, Auditorium Giancarlo De Carlo nel pomeriggio. “Saluti”, “Memorie”, “Lecture”, “Panel”, “In-Dialogue” e “Tavola rotonda” conclusiva strutturano il variegato Convegno i cui interessi vanno dalla situazione politica e culturale, con la sua produzione artistica e letteraria in Egitto ed in Medio Oriente, sino alla comprensione del ruolo di sindacalismo e movimento operaio egiziano, nelle dinamiche sociali recenti. Tante, per cui rimando all’immagine: Società, Centri Studio e Network promuoventi e partecipanti.

Riferirò appena più in dettaglio solo dell’intervento del: puntualissimo esplicito e chiaro scrittore ed editorialista Guido Rampoldi e per gli aspetti che hanno riguardato il modo in cui le istituzioni italiane hanno interloquito con le corrispettive egiziane, in merito alla triste vicenda in cui ha perso la vita ed in modo cruento, il nostro giovane, bravo ed appassionato ricercatore interessato alle dinamiche sociali nei Paesi Arabi. Inviato dal suo referente scientifico inglese ad interessarsi delle dinamiche in atto nei Paesi Arabi, ed in particolare della evoluzione della primavera araba degli scorsi anni in Egitto, si era venuto a trovare sul posto proprio mentre gli eventi maturavano e tendevano a precipitare.

Del ricercatore Giulio Regeni, si persero le tracce prima e, successivamente, fu ritrovato il corpo martoriato da torture. In tale frangente le istituzioni italiane intrapresero per il tramite della ambasciata italiana in Egitto, le interrogazioni sul motivo ed i responsabili della sorte del nostro connazionale. 

Le informazioni ricevute e l’andamento degli scambi con le istituzioni egiziane furono da subito  contraddittorie, rivelando un quadro nebuloso, in cui da subito si capì si stesse tentando di approfittare della complessità del momento, per spacciare la maturazione dell’omicidio in contesti di comune delinquenza. Solo l’insistenza delle nostre istituzioni e l’azione della famiglia tramite il suo avvocato, conoscendo perfettamente carattere ed identità di Giulio Regeni hanno potuto escludere quadri differenti dallo specifico legato alla sua missione di ricerca in Egitto.

Su tale quadro, realmente l’unico plausibile, Guido Rampoldi con l’intervento, “La costruzione della verità  nel sistema mediatico italiano: schemi premeditati e involontari”, argomenta riferendo del caso di depistaggio verificatosi nella vicenda dello sbarco alleato in Europa, quando un agente dello spionaggio alleato fece segnalare il ritrovamento di un cadavere travestito da ufficiale americano su una spiaggia, ed avente con se i piani di sbarco americani, segnalanti un luogo sbagliato. L’informazione fu ritenuta attendibile dai tedeschi che riuscirono ad entrarne in possesso prima degli stessi americani, anch’essi inconsapevoli della macchinazione, pertanto intervennero sia intenzionalità che involontarietà a costruire l’attendibilità della falsa informazione dedotta dalle carte portate addosso dal cadavere.

Da qui trasla il ragionamento sul caso Regeni, e cito: “...insieme di disinformazioni ove la  inintenzionalità è così forte e grossolana ... che finisce per tradirsi e l’inintenzionalità ogni volta smentisce l’intenzionalità, la sgambetta in qualche modo”.

Il convegno analizza più questioni: quelle relative al quadro complesso di quel momento, ed ancor oggi, degli Stati Arabi, sia a causa dei regimi presenti che dei fermenti rivoluzionari islamici, quello relativo al come mezzi di comunicazione e pubblico inglese ed italiano reagirono, ed altri, chiamando ad interloquire relatori e studiosi in sala. 

Ne è scaturito un dibattito che ha ulteriormente reso possibile l’approfondimento con altri risvolti di dettaglio, chiarenti il quadro. Altre volte questioni in precario equilibrio hanno evidenziato posizioni contrapposte frutto di inconciliabili convinzioni, come in tali eventi, sovente, si registra, a causa di differenti sensibilità.

Ha sempre prevalso la dialettica civile e raffinata, com’è consuetudine negli ambienti di ricerca, divenendo ciò occasione di arricchimento di angolazioni e punti di vista, comunque plausibili e stimolanti per il dibattito. Il seguito del Convegno oggi a Catania, con altri interessanti argomentazioni da differenti punti di vista, come da scaletta in manifesto.

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