Cambiar pelle ogni giorno senza perdere il Se, in: “Ogni giorno”
Nella contemporaneità di voler vivere vite differenti dalla propria, e soprattutto se la propria annoia, fa parte dei desideri che, appena possibile, si prova a mettere in atto. Il dotarsi di una o più identità virtuali in cui ci si può reinventare, fingere, d’essere altri, differenti da se, è un gioco che a volte può permettere, pur simulata, di “vivere” la vita che si desidererebbe per se.
I surrogati della vita reale portano, a volte, le menti a perdersi: in altri tempi era il bugiardo cronico, e l‘esito era che, con il tempo, o cambiava luoghi, andava dove nessuno lo conosceva per potersi riciclare con le sue bugie e poi ancora nuovamente, quindi costretto ad una vita peregrinante, o, scoperto, doveva rinsavire e difficilmente risalir la china del ridivenire credibile ed accettato socialmente.
Oggi invece basta riuscire a rendersi irriconoscibile tramite profili social che impediscono la risalita al reale individuo che vi sta dietro. Comunque, un singolare accesso alla schizofrenia, che, a questo rischio, alla lunga, espone lo sdoppiamento di personalità da noi stessi intrapreso e poi, facilmente andato fuori controllo al punto di parer più vera quella vita virtuale, rispetto alla giornaliera realtà in cui abbiamo le necessità connaturate al genere umano.
Nelle invenzioni mentali come a volte i sogni sono, i desiderati, altri, noi stessi, hanno vita breve: lo vogliamo, quando fossero incubi, o non lo vogliamo, quando fossero bei sogni.
Ora, che un autore di letteratura ipotizzi nella contemporaneità di far vivere al protagonista del suo racconto, “A”, tante vite, al ritmo del trascorrere giornaliero del tempo, può, lì per lì, risultare affascinante, ed anche maggiormente, per un adolescente.
Quello che muta, anche rispetto all’esperienza social, oltre alla velocità di ricambio del corpo e della conseguente vita di quel giorno, è la casualità di accesso: ciò implica situazioni gradevoli o meno, ed anche qui, nella singolare vita di “A”, come nei sogni, dove le prime, le gradevoli, si vorrebbe durassero più a lungo, le seconde, le sgradevoli, non si vede l’ora che cessino. Pertanto: per le malaugurate occasionalità, le ventiquattro ore del giorno son tante, ma hanno per fortuna fine, mentre per le augurabili, resta il rimpianto per la loro brevità, e purtroppo fine, sfortunatamente.
Una vita davvero singolare quella di “A”, in cui, il cambio di corpi è anche l’attraversamento di esperienze e, quando le occasionalità si ripetono, anche l’acquisire, su di esse esperienze, differenti punti di vista. “A”, il protagonista, privo di un corpo proprio, superata l’età in cui gli adulti si sono occupati delle sue necessità e non hanno badato alle ventiquattr’ore di intrusione nel corpo del loro bimbo, del, solo immateriale, “A”, avanza in lui il dubbio che, gli altri, insistendo a dire che ci si sarebbe rivisti o si potesse continuare qualcosa di intrapreso la sera, nel mattino successivo, vivono in modo differente dal suo e che lui sia unico a condurre la vita secondo questi ritmi e privo di un permanente corpo proprio.
Ad esempio, sulle religioni: “A” è in grado di fare una puntualizzazione che riguarda tutto ciò che le accomuna, e che ci permette di conoscere tanto dell’umanità, e di cui lui ha consapevolezza, per esperienza personale, tanto da poter affermare che per il 98% sia identica in tutti e che ciascun individuo, per solo una piccolissima parte, il 2%, si differenzi. Se tutti avessimo tale consapevolezza ci concentreremmo di più su quel 98% di comune sentire, piuttosto su quel piccolo 2% che ci differenzia e porta ad insanabili e laceranti opposizioni tra individui della stessa specie.
Singolarmente, ad “A”, accade di essere, giorno per giorno, in casuale alternanza, in corpi differenti ed indifferentemente, maschili o femminili, restando sempre se stesso. Sentendo la sua condizione di “ospite”, rende la sua temporanea presenta in quei corpi ed in quelle vite, eticamente, il meno dissimile da ciò che loro sono, per quanto possibile, accedendo, pur con discrezione, per ciò che è utile al detto fine, alle loro memorie.
È quando, ormai sedicenne, avendo apprezzato il coinvolgimento del sentimento amoroso, cerca di perpetuare il rapporto con chi gli corrisponde, che diviene essenziale comunicare per email, avendo cura di cancellare le cronologie del proprio profilo nei computer dei suoi ospitanti per un giorno.
Provare ad avere una vita di relazione propria, con Rhiannon, la ragazza che lo ha apprezzato mentre “A” era nei panni del suo fidanzato Justin, e che ha colto la differente intensità di corrispondenza, ed apprezzato, comporta il farsi riconoscere ogni volta, nel nuovo corpo in cui “A” si trova ad essere, mattino per mattino, per non parlar della distanza geografica a cui si viene a trovare, pur se, ogni giorno, si risveglia in sedicenni abitanti in un intorno geografico che permette con spostamenti di qualche ora di essere dove Rhiannon vive.
Lascio alla immaginazione la libertà di inventare singolari, ma anche più comuni vite, mentre porto la riflessione su quale vita possibile si possano attendere i due innamorati, nell’evenienza futura di voler costruire una famiglia. La prole sarà della madre e dei tanti che giornalmente si avvicenderanno, con tutto ciò che ciò potrà comportare. Anche il trovarsi “A” nell’evenienza di stare in un corpo che parte per una destinazione lontana, ne renderebbe aleatoria la possibilità di ritorno nella città di Rhiannon.
Non aggiungo ulteriori aleatorietà al futuro di tale coppia e, se vorrete, sia il film che il libro vi daranno la visione dello scrittore e del regista, anche se raccomando, per un più intenso e variegato approfondimento del singolare tema, il libro, a seguire, rispetto al film, anche se a me accadde l’inverso.
Buone storie e, soprattutto, cogliete l’invito a vivere vite reali, con individui della stessa specie, anziché con alieni. Differenze superiori al 2% destinano davvero a vite invivibili. Che ne sarà di “A”? Manterrà la sua identità pur senza un corpo? Gli accadrà di essere accusato di essere il diavolo? Continuerà la sua opera di discreto ospite di corpi e vite altrui, operando, per il loro bene, piccoli interventi migliorativi? Quindi sarà una sorta di individuale angelo custode per un giorno? Intanto, nella vita reale, farà incontrare...
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