Messina, Galleria Arte Cavour: i volti e i risvolti per Silvia Ripoll in “Altro, altrove, ancora”
Chiunque abbia timore che la parola possa piombare nel vuoto, e confondersi in echi, potrebbe confidare nell’ascolto, tale da riconoscere se stessi e accogliere l’Altro.
Chiunque abbia la curiosità di spaziare Altrove dai propri luoghi, dove ciascuna vita abita lo spazio di una semiretta, nata nel pianto di un dolore sgusciato, e chiunque abbia il bisogno di andare altrove da se stesso, potrà scoprire che viaggiare non sempre significa evadere, bensì tornare verso se stessi.
Chiunque ricordi la persona cara, invocandone il nome, ripetibile di certo per tante altre persone che si chiamino allo stesso modo, ma soltanto nell’assonanza del suono, perché a quella sola persona amata corrisponderà il nome, che la memoria e il desiderio inappagabile traghettano in un tempo che sussurra la parola Ancora…
…e ancora “l’amore che è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole” - sosteneva lo psicoanalista Jacques Lacan.
La stessa accezione viene rivisitata da Silvia Ripoll per il titolo della propria mostra fotografica “Altro, altrove, ancora”, allestita nei locali della Galleria Arte Cavour a Messina, dal 3 al 15 novembre c.a.
Silvia Ripoll Lòpez è un’artista che ha imparato a scoprire quanto di se stessi ci sia nell’altro, e viceversa, così da ricomporre il dialogo, oggi quasi asfissiato in una realtà satura da immagini, da intendersi nel senso originario della sua desinenza greca “mìmos” imitatore.
Quanto di vero risiede nelle immagini che assiedano i mass media dell’era digitale?
Silvia Ripoll Lòpez mette in rassegna il proprio pensiero a contatto con la realtà d’intorno, realizzando fotografie capaci di combinare tecnica ed arte.
La tecnica di uno smartphone, che porta sempre con sé, cattura i paesaggi arroccati sui Nebrodi, da quando nel 2013 ha deciso di trasferirsi dalla Catalogna in Sicilia, per conoscere meglio i luoghi natali del marito, originario del comune messinese di Capo d’Orlando.
Poi la tecnologia di un’app gratuita, Photo Director, modifica quelle stesse foto con effetti visivi che possano riprodurre la sensazione percepita nella scoperta di un altrove imprevisto, sconosciuto o riguardato in tempi diversi.
L’arte creativa di Silvia Lòpez ricompone la realtà con volti eloquenti, che possano esprimere il calore di un abbraccio, la generosità della natura, il distacco pungente di un incontro, la profondità di uno sguardo, la perfezione dei giardini illusionistici custodita negli affreschi della Villa di Livia a Palazzo Massimo - che sono di certo cartina tornasole delle conoscenze in storia antica – archeologia acquisite con la laurea conseguita nell’Università Complutense di Madrid.
Effetti di alluminio, fiori, carta da cucina e sfumature di un albero reciso si alternano ai fili elettrici che volteggiano intorno ad uno dei volti, riproducendo l’immagine della meccanica del pensiero, così come non appare agli altri, ma come dimora nei luoghi dell’anima della nostra fotografa.
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