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Lila ed il “prima”: Cultura? Il nostro cervello

Osservazioni generali, riflessioni di Lenù, stralciate dal libro: “L’amica geniale” di Elena Ferrante.

“Prima, Lila usava spesso quella formula, a scuola e fuori. Ma pareva che non le importasse tanto ciò che era accaduto prima di noi - eventi in genere oscuri, su cui i grandi o tacevano o si pronunciavano con molta reticenza - quanto che ci fosse stato davvero un prima”.


Ora che scorsero gli ultimi fotogrammi dell’episodio conclusivo, prima serie, de’ “L’amica geniale”, si accumulano, depositati sulle nostre retine immagini del come eravamo nell’inizio della seconda metà del secolo scorso. 

Ora possiamo, con l’agio di un pur minimo distacco, mescolarle, per trarne nostre personali sequenze di immagini e suoni: le nostre personali decodifiche, filtrate da ciò che siamo oggi, del perché siamo così, un po’ più consapevolmente.

Chi poi da buon siciliano guarda a questo affresco cangiante, potrebbe scorrere su altri ricordi: quelli dei ritratti pirandelliani dell’ “ Uno, nessuno, centomila”, capaci di rendere plausibile una nostra plurale identità. Una identità per ciascuno che ci conosce e quindi centomila o nessuno, se alcuno ci conoscesse.

Con ciò premetto che quindi ciascuno di voi lettori, in ciò che seguirà troverà o meno immagini e primariamente quelle sonore, evocate qui dalle parole scritte, che lo incuriosirono: prepotentemente si insediarono nella sua mente e ne cambiarono radicalmente il contenuto o quanto meno il senso che gli attribuivamo prima.

Ci sarà accaduto, a chi meno, a chi più volte, di esprimerci, approssimativamente, così: “è stata un’esperienza che mi ha cambiato” e forse anche di ricordare che via via, con il procedere dell’età, come ciò sia stato sempre meno vero. 

Questa tendenza a mutar meno con l’avanzare dell’età, discende dal rafforzamento dei nostri tratti caratteriali che si rendono sempre più definiti man mano che attraversiamo più vita, ma non è detto che evolva più rapidamente quanto più facciamo esperienza diretta del mondo.  

In parallelo, ha grande rilevanza, la nostra capacità di tesaurizzare l’insieme delle nostre esperienze e ciò, un po’, avviene anche autonomamente dalla nostra volontà, è tra gli automatismi del nostro cervello che tesse continuamente la massa di informazioni ricevute. 

Informazioni che si strutturano a disporsi quale nostro bagaglio culturale, materia viva, pronta a guidarci, a darci reattività nei confronti degli accadimenti, persino nelle quotidiane routine. Ripeto, ce lo diciamo di tanto in tanto: questa, o talaltra esperienza del mondo, foss’anche mediata come ormai la maggior parte di ciò che attraversa la nostra vita, per via della ridondante massa di informazioni che ci giunge, ci cambia. 

Per meglio dire, rivela a noi stessi quegli automatismi di reattività, sempre un po’ diversi, sempre più radicalizzati, come ci accorgiamo, man mano che, come diciamo, il carattere si precisa. 
Una azione senza sosta, che, se pure siamo sempre più consapevoli della nostra identità nel mondo, e spesso la forziamo, avendo modelli a cui vorremmo somigliare, sfruttando il tramite della somiglianza per “rubare”, per noi, appeal che sono di quel divo, di quella diva “in”, si precisa per vie sotterranee, continuamente contaminandosi con tutto ciò in cui siamo immersi.

Ora sovviene un dubbio che ci riimmette, in quanto qui, con questa premessa iniziamo: in un percorso di consapevolizzazione di ciò a cui siamo stati esposti immergendoci nelle storie proposte dalla prima serie de’ L’amica geniale.

L’appuntamento è con il prossimo articolo al cui centro sarà il processo di conoscenza del mondo gestito dai nostri cervelli.L’articolo per non lasciare troppo in sospeso, viene di seguito, domani stesso.

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