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Collimazioni, in: Tutto quello che vuoi




La stanza dai muri scritti come graffito, in: “Tutto quello che vuoi”, è strumento che si fa carico di legami improbabili a prima vista. 

Eppure, è proprio grazie alla scoperta del graffito murale che ricopre interamente le pareti della stanza dei ricordi dell’anziano poeta presso cui il ragazzo di borgata è assunto, come compagnia, che qualcosa si muove: l’anziano è poeta ed anche “graffitaro”, e come tale quindi, non più tanto di un mondo altro e incomprensibile, ma affine, per la cultura giovanile dei murales.

È stato assunto, il ragazzo, per far compagnia all’anziano che ha tratti di svagatezza propri dell’età e forse amplificati dal suo esser poeta, grazie alla conoscenza del padre del ragazzo. All’iniziale disagio e diffidenza esclusivamente da parte del ragazzo, sopravviene il feeling.

Laddove erroneamente ipotizziamo non ci possa essere nemmeno comunicazione, tra  generazioni distanti troppi anni, si instaura molto più e persino con il gruppetto di amici del ragazzo che trovano qualcosa nella specialità dell’anziano che un po’ sconvolge i loro schematismi.

Eppure, lo sappiamo che è più facile il dialogo, oltre che tra coetanei, tra la generazione dei nipoti e dei nonni che tra quella dei figli e dei padri: sarà perché quella degli anziani è una autorevolezza soft. Autorevolezza che passa attraverso racconti di un tempo lontano e per lo più sconosciuto al mondo giovanile che tende a collocarlo nella “preistoria” e per traslato in una sorta di mondo fiabesco, nel bene come nel male. 

Racconti di vita vissuta che hanno quell’aria di mistero rinviante all’espressione “prima”, di Lila, in “L’amica geniale” e che, come racconta Lenù, inseriva nelle frasi, per dire di eventi di cui non avevano fatto esperienza diretta perché le precedevano, riguardavano un tempo in cui loro, Lila e Lenù, non c’erano perché non erano ancora venute al mondo. Eppure, quegli eventi avevano ripercussioni sul presente: a conoscerli, sarebbero stati la chiave per comprendere molto di più dell’oggi e chissà, anche del futuro!

È vero poi, che, quando si profila una sorta di caccia al tesoro in “Tutto quello che vuoi” per via di memorie e segni dell’anziano poeta, ricostruzioni che il ragazzo opera comportandosi da vero ricercatore, andando a documentarsi persino alla biblioteca centrale, ove è accessibile tutto lo scibile pubblicato, proprio come caccia ad un tesoro materiale la pensano i ragazzi.

Ecco allora che i ragazzi organizzano una gita con l’anziano, nel nevoso luogo individuato, riescono persino a procurarsi proditoriamente l’attrezzatura necessaria, anche delle mute, essendo in un lago montano il punto esatto dove è custodito il tesoro di cui ormai il loro poeta è unico testimone vivente del nascondimento.

Queste frequentazioni positive nell’espressione usata dalla figlia dell’anziano che abita il piano superiore del palazzetto di famiglia: “frequentazioni maschili”, infatti guardano assieme le partite in televisione e giocano a carte, hanno creato cameratismo: tendo ad interpretare l’effetto benefico in entrambe le direzioni, vedendo i ragazzi cambiare un po’, soprattutto il più direttamente coinvolto. 

Quello sguardo altro sul mondo, eppur affine, che passa proprio dal cameratismo, mette in circolo potenziali di maturazione, fa abbandonare ai ragazzi il condurre la loro vita un po’ da balordi, trovando ognuno la loro adeguata collocazione sociale: quasi fosse stata iniettata dal dall’avventura da sogno, una buona dose di sano realismo propositivo.

Non sarà l’inesistente valore materiale del “tesoro” consistente in un paio di scarponi che probabilmente salvarono la vita ad un altro gruppo di giovani amici nel tornare dal ghiacciato fronte russo, ed il cui ritrovamento commuove l’anziano, ma ciò di cui essi sono simbolo: probabilmente una provvidenziale condivisione che permise al gruppo di giovani di quel tempo, di tornare vivi in Italia, ad istituire un passaggio di maturità.

È auspicabile, ma soprattutto bisogna far si che si frequentino assiduamente nonni e nipoti che, ne può venire un bene ad entrambi. Le occasioni, come abbiamo visto, son nei piaceri condivisi che legano persone non assillate da problemi lavorativi e materiali e che quindi possono dedicarsi alla parte migliore della vita: al viverla con gli altri!

A tal proposito, non c’era stato modo di inserirlo prima, il legame che si instaura tra la studentessa che fa servizio al bar dove si incontrano gli amici e che viene incontrata dal ragazzo in biblioteca dove lo instrada nelle prassi comuni per l’ottenimento dei prestiti in sala e dell’amplificazione ed anche selezione delle ricerche tramite le bibliografie ritrovate.
Non dico di più, ma, sottolineo soltanto che, dovettero essere integrate le ricerche in rete con quelle in un luogo fisico che, pur silenzioso, forse proprio grazie a ciò, è, di incontro di sensibilità.

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