Università, perché vuotarla? Riempiamola di buon senso!
Frutto di un acceso scambio con colleghi, le necessarie precisazioni, in merito alla provocazione "populista" dell'articolo: "Perché vuotarla? Riempiamo le università!", tanto che ne ripropongo, virata in rosso, l'immagine e rivisto il titolo. Il sasso nello stagno per fortuna funziona sempre, amplia le onde!
Ovviamente, quanto in quell'articolo è estremo, è anche "soluzione semplice", per nulla semplice in realtà, ingenua più che altro, perché comporta tempi per dotarsi di strutture e personale.
C'è da dire che è anche frutto delle leggi del passato remanti contro ed ancora soggioganti l'università che sembra non avere abbastanza coscienza di se per proporre lei una legge saggia, come ci si può attendere da chi opera sul campo, conosce le questioni meglio di altri ed ha a cuore il futuro della nazione che passa per l'istruzione dei suoi cittadini.
L'istruzione che ci si può attendere nel paese depositario di tanta cultura e che di essa fa la sua industria prevalente, senza mancare di continuare ad eccellere in ciò che ci è più congeniale, prima fra tutto, l'inventiva. Non sarà un caso che ancora i nostri settori trainanti sono legati a questa essenziale caratteristica.
Cosa si propone qui? Che l'università prenda le redini di se stessa, saggiamente produca un programma con tappe in progress per ottenere l'obiettivo migliore che, pur essendo nei buoni intenti di tutti, manca di un programma operativo sensato e sostenibile.
Programma sensato e sostenibile, il cui orizzonte deve essere l'innalzamento progressivo della cultura di tutti i suoi abitanti che, solo così, conoscendo, possono trarre il meglio per il loro sostentamento persino da quell'enorme bagaglio di ricchezza culturale che, basta guardarsi intorno, splende!
Certo, più facile a dirsi che a farsi, tanto che governi su governi fallirono, pur mettendo a volte positivi tasselli, non tutti però!
Buon lavoro va facendo il servizio pubblico di informazione che non si risparmia nel descriverci continuamente, nel suo palinsesto, la cultura che permea l'insieme delle attività che si svolgono con intelligenza su tutto il territorio nazionale.
Tutto il territorio, ove ci si lega alle buone tradizioni, siano esse alimentari che di perpetuazione delle argute attività artigianali. In ciò l'Italia è favorita infatti dalla sua storia che ha mantenuto una capillare presenza umana diffusa, a presidio delle tradizioni, senza disdegnare le innovazioni a partire dalla sapienza del, selezionato nei secoli, ossia della cultura!
Per tale ragione ci chiediamo perché si facciano morire i centri come Camerino per far un esempio su cui qui, già sollecitai la vostra attenzione.
Allego il documento ANDU dove qualche proposta sensata viene avanzata. Per il completo al link indicato in calce, essendo limitati qui i caratteri inseribili.
RispondiEliminaANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari
Come ricostruire l’Università tutta
a. Diritto allo studio
b. Abolizione del precariato e nuovo reclutamento nella terza fascia
c. Riorganizzazione della docenza con l’abolizione di ogni prova locale
d. Autonomia del Sistema nazionale dell’Università e CRUI
e. Gestione democratica degli Atenei
f. Finanziamento dell'Università per migliorare tutti gli Atenei
Per ricostruire l’Università italiana occorre cambiare urgentemente e radicalmente il complesso dell’attuale assetto normativo.
In questa direzione l'ANDU ha elaborato la seguente proposta riguardante i punti di maggiore criticità dell'Università.
a. Diritto allo studio
Abolizione (non riforma) del numero chiuso, aumento dell’importo e del numero delle borse di studio da assegnare a tutti gli aventi diritto, innalzamento della soglia di reddito per l’esenzione da tutte le tasse, aumento degli alloggi, delle mense, dei luoghi di studio e di socializzazione, migliore didattica con radicale revisione del “3+2″ e con l’aumento e la stabilizzazione dei docenti. Aumento del numero e dell’ammontare delle borse di studio per i dottorati di ricerca e abolizione dei dottorati senza borsa.
Tutto questo con l’obiettivo di rendere gratuita e di qualità l’istruzione universitaria, che va considerata uno strumento fondamentale per la crescita culturale, sociale ed economica del Paese e un pilastro fondamentale per la sua stessa democrazia.
b. Abolizione del precariato e nuovo reclutamento nella terza fascia
Bando di 20.000 posti di ruolo di terza fascia (RTI riformato) in 4 anni e proroga di tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei relativi concorsi, cancellazione di tutte le attuali figure precarie e introduzione di una sola figura pre-ruolo di durata triennale, in numero rapportato agli sbocchi in ruolo e con piena libertà di ricerca.
La battaglia contro il precariato nell'Università deve fare i conti anche con gli interessi baronali consolidati e diffusi che fanno arrivare a sostenere contro ogni evidenza che lo stato di precarietà - cioè anni e anni di subalternità, scarsa retribuzione e incertezza - farebbe bene alla qualità della ricerca. E' questo il modello che si è voluto rafforzare con la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori e la conseguente enorme espansione del numero di precari “usa e getta”.
c. Riorganizzazione della docenza con l’abolizione di ogni prova locale
Per debellare la cooptazione personale e gli “annessi” fenomeni di localismo, nepotismo, clientelismo, parentopoli, ecc., tutte le prove, a partire dall’ammissione ai dottorati, devono essere nazionali, con commissioni tutte sorteggiate e con regole che impediscano il prevalere di cordate (delle commissioni non devono far parte docenti degli Atenei interessati e non deve farne parte più di un docente dello stesso Ateneo).
Unico ruolo per i docenti in tre fasce con uguali compiti e uguali diritti e doveri all'interno di uno stato giuridico nazionale (uguale in tutti gli Atenei). Ingresso nel ruolo con concorsi nazionali e passaggi di fascia per idoneità nazionali individuali, con automatico riconoscimento della nuova qualifica (senza ulteriori “filtri” locali) e con gli eventuali aumenti economici a carico di un apposito fondo nazionale. Conseguentemente abolizione (non riforma) della ASN, foglia di fico del localismo.
Nel transitorio va previsto per tutti i ricercatori di ruolo e gli associati che hanno conseguito l’ASN il riconoscimento automatico e immediato del passaggio di fascia, con i relativi incrementi economici a carico dello Stato.
==== Queste proposte e la storia della devastazione dell'Università possono essere approfondite nel sito dell'ANDU ( http://www.andu-universita.it/ ) utilizzando la "ricerca avanzata".
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d. Autonomia del Sistema nazionale dell’Università e CRUI
Abolizione (non riforma) dell’ANVUR (istituito per commissariare l'Università) e sostituzione del CUN con un Organismo di autogoverno del Sistema nazionale dell’Università, con tutti i membri eletti direttamente e, per la componente docente, con criteri proporzionali alla numerosità delle aree (non più di 5-6) e con elettorato attivo e passivo non distinto per fasce. E’ questo uno strumento indispensabile per difendere l’autonomia dell’Università dai poteri forti interni ed esterni che insieme da decenni la stanno demolendo.
In questa direzione è indispensabile neutralizzare il ruolo della CRUI che ha sempre voluto e/o sostenuto lo smantellamento del Sistema nazionale universitario.
e. Gestione democratica degli Atenei
Rendere il Senato Accademico organo decisionale e rappresentativo di tutte le componenti, trasformando il Consiglio di Amministrazione in organo puramente esecutivo. Netta riduzione dei poteri (oggi assoluti) del Rettore che non deve fare parte del Senato Accademico.
In particolare bisogna riportare a livello nazionale l'azione disciplinare riguardante i docenti per eliminare l'attuale Collegio di disciplina di Ateneo. E’ però fondamentale che il nuovo Collegio di disciplina nazionale sia composto rispettando i più elementari principi della democrazia e quindi non come quello precedente.
f. Finanziamento dell'Università per migliorare tutti gli Atenei
Occorre capovolgere la logica del (de)finanziamento dell'Università statale che punta a concentrare in pochi Atenei presunti eccellenti (non più di 17 secondo Confindustria), chiudendo o emarginando tutti gli altri, invece di mirare alla crescita di tutti gli Atenei, incentivando la collaborazione tra di loro, invece che spingerli ad una impari competizione, disastrosa per la qualità complessiva della ricerca e della didattica.
In questa direzione occorre che il finanziamento dell'Università raggiunga almeno quello della media europea e bisogna portare ai livelli europei il numero dei laureati e il rapporto docenti di ruolo/studenti.
==== Queste proposte e la storia della devastazione dell'Università possono essere approfondite nel sito dell'ANDU ( http://www.andu-universita.it/ ) utilizzando la "ricerca avanzata".