banner

Breaking News

Virtualità e Realtà, in: "Juliet naked"



La perifericità induce alla virtualità o alla proliferazione di rapporti instabili e conseguenti disseminazioni del se stessi. Oltre la vicenda in se, tutti i protagonisti, pur in differenti ambiti, approdano all’una o all’altra delle fughe. Ecco allora il sito dei fans di una rockstar, che idealizzano e persino configurano una inconscia falsificazione della sua identità, al punto da non riconoscere la stessa, quando se la trovano di fronte.

Tutta un’altra musica (come nel titolo del libro da cui è tratto il film), quella della rockstar in due differenti momenti: la melanconico-struggente e quella della gioia di vivere. Attorno a ciò si possono accumulare anche le questioni della sintonia del se stessi con la musica che piace, come il rifiuto di quella che non ci piace, dove il piacere o meno, riguarda le coincidenze dello stato d’animo. C’è poi che persino la stessa musica ci può piacere o no, a seconda della sua-nostra sintonia: gli stati d’animo messi nella comunicazione dall’interprete, e quelli assorbiti dal recettore, chi ascolta, in maggiore o minore sintonia, per l’appunto.

Ci vogliono un sacco di coincidenze, ma proprio tante perché due si incontrino.

Qualche riflessione sulle analogie e sulle differenze che uniscono: si potrebbe ipotizzare, che i due protagonisti principali abbiano interesse l’uno per l’altro in relazione alla curiosità per le differenti esperienze di vita accorse: tanti figli e da differenti madri per lui e niente figli per lei, potenziale madre. Fosse quella la parte mancante a ciascuno che trova nei frammenti di vita raccontati dall’altro, ciò di cui non ha fatto esperienza, quindi, un possibile completamento tra opposti!

Significativo che in questa fase lo scambio sia sostanzialmente tra sconosciuti e distantissimi, come facilmente può avvenire nella contemporaneità ove in siti nella rete, si raccolgono disparate reazioni di tanti, attorno a specifiche questioni. 

Qui è un sito dei fans di un musicista, rockstar di cui, da un quarto di secolo, non esce nessuna novità discografica e su cui i fans muovono le più strane congetture ed un lavoro di scavo in profondità che spacca il capello in quattro, al punto da venerare i prodromi, le registrazioni di quando ancora non era stata messa a punto la versione definitiva, quella destinata al pubblico, di un certo brano. 

Menti analitiche in cerca della verità del momento creativo, quando l’idea è ancora grezza o ben impregnata dell’umanità del vissuto dell’autore-interprete. A questa visione analitica si contrappone quella di chi, semplicemente, non essendo in sintonia con quel vissuto, lo rifiuta, e drasticamente esprime, oltre la non condivisione, persino il fastidio per quel crogiolarsi fuori dalla realtà.

A volte giova proprio un punto di vista fuori dal coro per scatenare reazioni, persino nel più conservativo fanclub. Ed ecco, si assiste come ad un risveglio delle coscienze, si è tirata la volata a quanti approdati lì per condividere, quasi per crogiolarsi in sentimentalismi, in invenzioni di mondi irreali in cui collocare un divo, pare attendessero la voce dissonante.

Quindi anche un tema di falsificazione della realtà: ognuno e persino gruppi di persone costruiscono e vivono in accomodate realtà parallele. Come fosse sentita ineludibile la necessità di “appartenere”, una mancanza cogente da quando si sciolsero i legami tribali e si rimisero in atto tentativi di riformulazione di ambiti di socializzazione, sulla base di comuni interessi. Però, gli interessi monotematici non reggono alla necessità di riempimento di una vita.  

Sembra che solo i grandi centri, Londra sulla sponda europea dell’Atlantico e New York su quella americana siano capaci di placare con il loro dinamismo e le tante opportunità di scelta, il senso di perifericità che prende gli individui.

I protagonisti hanno rinunciato a ciò, complici gli eventi che gli hanno fatto credere di avere raggiunto il desiderabile li, in periferia: in Inghilterra dove sta l’una come negli Stati Uniti dove sta l’altro. Sono stati presi dall’accomodanza, ad esempio: il lavoro certo per se ed i familiari nella continuazione dell’intrapresa del padre, il museo della storia di quella piccola realtà urbana. Ancora un segnale di ricerca di radici e condivisione, questa volta avente la sua base sociale nella comunità insediata.

Quanto ai due principali protagonisti, va detto ancora da cos’altro siano accomunati: dalle analogie ad esempio come quel giudizio che ciascuno di loro da di un periodo della propria vita considerato trascorso senza esserci veramente, quasi che quelle esperienze senza tanto costrutto non gli appartenessero, quando invece, svolgono il ruolo di sospensione necessaria affinché maturi e deflagri, attraverso l’incontro reale che interrompe le routine personali, ed induce una rinnovata coscienza di se, quella che gli permetterà di vivere assieme la loro realtà.



2 commenti:

  1. per recensioni:


    https://www.comingsoon.it/film/juliet-naked/55104/recensione/

    https://www.filmpost.it/recensioni/juliet-naked-recensione/

    RispondiElimina
  2. Una curiosità.
    il film è una raccolta di temi sulla condivisione sociale di interessi tra mondi virtuali e mondi reali

    Ho goduto di una visione individuale: evento più unico che raro nella mia esperienza di visione di film in sala cinematografica. Una grande sala, dove, entrando, nel buio a pellicola appena iniziata non sapevo di esser solo. Una consapevolezza che venne, pur incerta, nei momenti di maggior illuminazione di riflesso dallo schermo, per via di sequenze su paesaggi luminosi. L’assenza della complicità segreta tra spettatori, fu riempita dalla nessuna potenziale distrazione. Prevalse pure, rispetto alla soggettiva immersione, un rapporto paritetico, uno ad uno, tra l’opera ed il fruitore, quasi si potesse dialogare senza schermi, pienamente coscienti di se stessi.

    Mi parve talmente singolare da meritare una segnalazione e, chissà, un qualche esito potrebbe aver avuto sul testo.


    RispondiElimina