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...perché non mi arrendo mai, in: “Cate McCall: Il confine della verità”



Qualche dubbio è sempre bene averlo, sul proprio operato soprattutto! È questa la fase in cui troviamo la brillante avvocatessa che a causa dello stress del vivere: lavoro e famiglia, si trova ad essere in prova, alle prese con un caso giudiziario in apparenza chiaro, in cui dovrà difendere la presunta assassina, su cui convergono tutte le testimonianze.

In passato la fiducia nel suo talento s’era incrinata, quando, in un caso, aveva fatto dare l’ergastolo ad un imputato che, con il progredire della tecnologia, 10 anni dopo fu scagionato dalla prova del dna. Coloro che, essendo scrupolosi nel loro lavoro, si trovano sconfessati, risentono molto di ciò: anche per la nostra protagonista è così!

Questo nuovo caso e la condizione dell’essere in prova, assieme all’affido della figlia al marito che la porterà in un’altra città in cui si trasferisce per motivi di lavoro, situazione causata anche dalla sua nuova situazione economica, sono occasione di riscatto e dopo le prime perplessità, si convince della innocenza della sua assistita. 

Un nuovo smacco, ma questa volta può porre rimedio. La sta aiutando un vecchio amico ed è lui che l’incoraggia a riprendersi la sua vita come si evince da questo dialogo tra i due: “...Tu sei una persona splendida. ...cos’ho di tanto splendido? Questa è una cosa che solo tu potrai scoprire!”

Risalire nella stima lavorativa e della figlia, è ciò in cui più si prodiga, ma la strada è impervia, persino irta di trappole e lei ha la forza morale di rinunciare anche ad essere associata ad un grosso studio legale, quando non sopporta più che nei processi si usa qualsiasi mezzo, anche la delegittimazione dei testimoni, pur di raggiungere l‘obiettivo di soddisfare il cliente, come nel caso di grosse società che differentemente dovrebbero pagare grosse penali per inadempienze.

È la svolta, ciò che la sibillina espressione dell’amico auspicava. Riesce a far cambiare giudice, come presidente del processo d’appello che rivede quello in cui era stata giudicata innocente la colpevole che era riuscita a raggirarla, e quindi a far giustizia, facendola condannare con inconfutabili prove. Descrivo, pur sommariamente, frammenti di azioni, giusto per testimoniare di bravure ed intraprendenze sorrette da dirittura morale: sarà questa la forza nascosta del suo riscatto!

“Non puoi cambiare il vento, però puoi regolare le vele” con questa frase, citando il suo mentore,  si chiude la seduta collettiva degli alcolisti a cui la protagonista partecipa da rinvigorita nella fiducia in se stessa.

All’aeroporto, quando l’amico che l’ha aiutata si congeda, torna la domanda sul perché lei sia splendida e la risposta è: “forse è perché non mi arrendo mai!” Nell’ultima scena, la figlia girando per la nuova casa della madre, trova la sua cameretta proprio come l’avrebbe voluta.

Qui, s’incrina l’adesione di chi scrive: è il mondo che viviamo questo. Lo stiamo continuamente rendendo più duro, queste immagini possono essere lette come: bisogna lottare e strappare con i denti persino ciò che naturalmente riguarda i nostri affetti. Non possiamo accettare il dissolvimento dell’umanità nel nostro mondo, nelle nostre vite. Da europei, possiamo indicare una differente via. Così, giusto per intraprendere ed incoraggiare una riflessione: la risoluzione delle contese ha più bisogno di umanità che di ottimi avvocati. Il ricorso a loro è già una sconfitta.

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