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Conversione reciproca, in: “Green Book”



La condizione del viaggio, seppur di lavoro, dispone alla mutazione: quanto meno, il cambio dei contesti, rimescola i rapporti umani. Questo, in un genuino on the road movie.

È ciò che non s’era mai visto, una vita che non s’era immaginata e non è imbrigliabile negli schemi consueti, a cambiare coloro che, sostanzialmente da sconosciuti, intraprendono una tournée viaggiando su contratto: uno da concertista, l’altro da conducente dell’auto usata per gli spostamenti e facilitatore per tutto ciò che occorra.

Caratteri e comportamenti diversissimi, i due, in un’America il cui sud è ancora discriminatorio nei confronti del colore della pelle ed accoglie l’artista ma non l’uomo, con tutti i disagi che ciò comporta.

L’artista, pianista, di colore, per cui c’è apprezzamento alla Casa Bianca, abitata dai Kennedy, ha intrapreso questa tournée “scomoda” anche per scalfire i pregiudizi razziali. Questo, lo sospettavamo, e ad un certo punto viene anche chiarito da uno dei membri del terzetto musicale, al conducente, l’italiano che pur in situazioni per lui totalmente nuove, tende a gestire tutto secondo uno schema consolidato dai tanti lavori svolti in passato e che non ha saputo conservare, sempre per irruenza antidiscriminatoria. Apprenderà la nobiltà della dignità, dal più riservato altro protagonista che ne ricaverà a sua volta una sorta di scioglimento progressivo della riservatezza.

Sono loro i protagonisti e l’essenzialità dei ruoli, nonché l’appropriatezza, li rende reciprocamente indispensabili, ne avremo ripetute prove, pur accompagnate dalla stridenza dei comportamenti.

Ora se non abbiamo dubbi che per uno dei protagonisti questo viaggio debba significare qualcosa di più di un viaggio di lavoro, pur impegnativo, per l’altro, la scorza ci sembra inscalfibile. Il piano che più permette quella reciprocità di conversione presa come tema, è declinato nei due estremi radicamenti: la solitudine e la disinibizione.

Lascio ai curiosi che si accosteranno a questa storia dei protagonisti realmente esistiti, scegliere lo strumento del disvelamento dell’enigma sul prosieguo dei rapporti tra i due, una volta tornati nella nordista New York dove li attendono, rispettivamente: maggiore solitudine e grande relazionalità familiare, eppure chissà!

Non me ne vogliate se ha giocato con voi, velando più espliciti riferimenti, ma mi interessava far uscire la storia da potenziali cliché per farvela godere appieno, quando decideste di vedere il film.
In un momento di debolezza, confesso che è interessante l’attraversamento di generi musicali in cui il film spazia, deliziandoci: anche ciò fa parte delle accurate ambientazioni capaci di farci respirare un clima epocale che, trasversalmente, oggi, potremmo rimpiangere.

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