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Alcuni pregi, non trascurabili, dell’imminente riaquisizione del salotto urbano di Messina




ModuloQuattroArchitetti è lo studio redattore del qui argomentato progetto per Piazza Cairoli 2020



Il progetto, qualificante il centro urbano di Messina, nello specifico, la sua Piazza Cairoli, di cui potrà andare in esecuzione una esigua, ma significativa parte, con le risorse stanziate, ha dei pregi rilevanti.

Qui, provo ad esplicitare alcuni dei pregi rilevati nel progetto illustrato lo scorso sabato dell’architetto Ciappina dello studio ModuloQuattroArchitetti con cui lo ha redatto, al Museo Provinciale del Novecento, nell’ambito della Rassegna “Messina: la memoria da ritrovare” che lo scorso sabato fu dedicata a Piazza Cairoli, con un fitto programma che riporto in calce, assieme ad una composizione di altri elaborati di progetto, avendo escluso i pur pregevoli elaborati tecnico-esecutivi.

Il primo pregio che osservo, nel progetto per Piazza Cairoli, in realizzazione, appena saranno sbloccati i fondi dalla Regione siciliana e messi a disposizione del Comune di Messina, riguarda l’azzeramento delle possibili ambiguità sulla definitività della scelta di progetto: pedonalizzare Piazza Cairoli, è azione preliminare ed indispensabile per qualsivoglia uso civico. L’azzeramento della differenza di quota tra ciò che oggi è marciapiede e ciò che ha fatto parte della sede stradale: istituire un piano ad un’unica quota, che annulla le discontinuità del percorrere è essenziale.

La scelta, corollario della prima, è l‘unificazione materica del suolo, rinvenendo e riutilizzando la pavimentazione lavica oggi sotto l’asfalto. Oltre che dare permanenza certa al suolo, con la forte matericità della pietra lavica in blocchi ed opportunamente bocciardata, tale scelta risulta a tutto vantaggio della mobilità adeguata al passo umano del deambulare.

Quindi, il secondo pregio sta nel favorire il deambulare rispetto al più lesto camminare. Nel deambulare infatti è contenuto il grande pregio del favorire lo scambio di flussi di pensieri tra cittadini che vi si muovono a coppie o in piccoli gruppi i quali, se vorranno, potranno accomodarsi, per più distesamente far proseguire quel loro scambio veicolato dalle parole, su panchine poste affrontate e poco distanziate, a favorire tale discorrere, ortogonalmente ai lati edificati del perimetro reale della Piazza.

Non secondaria, la dislocazione delle panchine, poste a margine dei cordoli-panca dei recinti-aiuola contenenti gli alberi, le cui radici, possono quindi prender respiro, non turbando l’assetto della pavimentazione.

Terza, essenziale restituzione di corpo al suolo sta nello scostamento dei lampioni, il più possibile lontano dalle vetrine e vicino, quindi, alla porzione destinata alle sedute del dialogo. Nessuna interruzione pertanto, e conseguentemente riutilizzo della totalità della superficie, non più frantumata per usi. Certo, la dislocazione rarefatta delle panchine, agevola anch’essa tale effetto, evitando il riconoscimento di sistemi che istituiscono allineamenti. 

L’arguzia tecnica per istituire continuità consiste infatti nella disseminazione degli elementi delle varie nature per ottenere la consistenza di tante piccole unità di salotti nel grande salotto urbano. La memoria del quinconce, metodo di piantumazione degli agrumeti, per raggiunger il più conveniente per l’esposizione al sole e congiuntamente massimo utilizzo del suolo, è impianto affascinante per la capacità di aprire viste diagonali in impianti sostanzialmente ad allineamenti ortogonali. Di ciò ci si potrà occupare successivamente, quando un nuovo finanziamento si fosse capaci di attrarre, ed il giocarsi su tale piano, questa realizzazione parziale è già investimento sul futuro sviluppo.

E già introdussi quello che ritengo un quarto e grande pregio di questo progetto già cantierabile: la continuità. Nel lavorare con gli elementi esistenti più che il risparmio, è essenziale la permanenza nella memoria, dei segni. Questi bravi progettisti sanno che, ove si innova, si va incontro a tempi di riaffabulazione tra frequentatori abituali dei luoghi e nuovo assetto: questi tempi si riducono drasticamente se i frequentatori sono confortati da tante presenze che permangono. 
È possibile esplicare ciò riferendosi ai due piani della consistenza del far fluire concetti: quello degli elementi grammaticali e quello della sintassi, con cui costruiamo le frasi che veicolano con forza i nostri concetti. 
Le parole che usiamo, se consuete per i più, suscitano il senso di una familiarità anche nel costrutto sintattico meno usuale, ma indispensabile per dar forza ad un concetto: basti pensare all’ordine che diamo a soggetto e verbo nella frase per rafforzare l’azione, nel nostro esprimerci, ad esempio, poniamo il verbo all’inizio della frase anziché il soggetto.

Quello che intelligentemente i nostri progettisti predispongono è proprio questo: riutilizzando gli elementi esistenti e recuperando gli occultati, si assicurano permanenze, elementi amici che veicolano e confermano familiarità. Ciò, ancora più meritoriamente, operano anche nella scelta relativa a materiali come i metalli per i nuovi elementi da introdurre, già presenti in precedenti realizzazioni e che mantengono, con il doppio senso del dar continuità a ciò che già esiste ed a ciò che darà forza al nuovo progetto: qui fa capolino la lungimirante affermazione kahnniana “Il passato come amico”, che tanta saggezza e profonda conoscenza dell’animo umano riassume.

Certo di aver dimenticato dettagli rivelatori di altro di pregevole, ma nulla di ciò che oggi, questo progetto, pronto alla realizzazione, mi ha suscitato, ed ho desiderato condividere, vi invito a visitare il sito dello studio di ModuloQuattroArchitetti, ove troverete più elementi per il riscontro del mio dire, se reputaste insufficienti le due illustrazioni che introdussi a corredo dell’articolo.

Da ultimo, proprio sulla questione della continuità che è anche permanenza di sintassi, segnalo la bianca striscia di pavimentazione che, presente oggi, viene rafforzata estendendola in quel superamento dei limiti della Piazza, di solito decretate da un perimetro, proprio a sottolineare come le porzioni di strade-traverse, sono inglobate a tutti gli effetti in tale ricca proposta progettuale, adeguata a ripristinare il modo d’uso che caratterizza questa piazza per dislocazione e natura: essere il salotto urbano di Messina, nei gesti che attendono solo di essere riaccolti in essa. Questo progetto porta le sensibilità per la riuscita di tale essenziale riappropriazione cittadina del luogo di scambi culturali qui avvenuti e che fecero maturare splendide presenze umane le cui opere hanno informato e formato il tempo del Novecento: l’attesa ha dato il suo frutto!


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