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Casualità fortunata, in: “Cyrano mon amour”



Dovettero combinarsi, disordinatamente: l’intraprendenza spregiudicata di un attore in cerca di un ruolo che lo riscattasse da recenti e minori fortunate prove e la tensione di uno scrittore, ponderato, al limite del lento e dell’improduttività, tirato dentro per le rime.

Proprio così: per le rime, infatti scrive solo in rima e ne ha una certa facilità, accorgendosi poi che non lo stare al tavolo in casa, ma al bistrot, dove le cose accadono, che più facilmente si profonde il piglio. 

L’impudenza dell’uno che tende a vendere ciò che ancora non esiste e la pressione che sull’altro, lo scrittore-poeta, esercita la spregiudicatezza dell’attore, spingono in avanti una trama che risente volta a volta anche delle esigenze poste da impresari impositori di una attrice su cui il ruolo femminile deve essere cucito, altrettanto per il non portato figlio dell’attore, giovane imbarazzato più di quanto il padre è disinibito.

Ruotano attorno anche un amico-attore dello scrittore che desidera anche lui una parte e per cui quindi bisognerà scrivere un ruolo, e che, repentinamente, diviene essenziale, per via della costumista di teatro a cui brama.

Va esplicitato ancor più fermamente che, come in apertura s’avvisò, una ben riuscita opera, può accadere, molto più frequentemente di quanto non si sia inclini a credere, sia frutto di tanti “casuali” accadimenti che vengono via via a comporre un costrutto, continuamente ristrutturantesi, proprio a causa del manifestarsi progressivo di richieste ed eventualità non ignorabili.

Il lineare ménage familiare e di vita dello scrittore, sui generis nell’epoca d’oro del Moulin Rouge e del Can Can, viene quindi stravolta e di approssimativi, frammenti in frammenti, ne viene un abbozzo di trama che trova però una sostanziale svolta quando scatta, da un equivoco, sostanziato dalla distanza, una potenziale ossatura portante.

Lo scrittore, per soccorrere l’amico, giovane attore, che a seguito di una prima lettera d’amore alla costumista, per cui ricevette l’aiuto dello scrittore e che fu artefice dello scoccar, finalmente, della scintilla, dalla lei, verso lui, si ritrova a dover duettare per versi, sotto il balcone di lei, prestando pensieri e poi anche voce all’attore, per ridurre il gap nel duettare, di botta e risposta, in rima.

Ebbene, quando la costumista è portata lontano dal lavoro, necessiterà mantenere questo dialogo  scrivendosi giornalmente, anche due volte al di. Il dialogo epistolare svela risvolti dei caratteri, ma anche, sostituitosi totalmente, lo scrittore all’attore, a cui ha consigliato di non rispondere alla costumista per tenere alto il desiderio, ne scaturisce quanto basta a scriver più atti di quella piece che quindi evolve rapidamente, pressata anche dai tempi imposti alla compagnia dal proprietario del teatro, tra i più prestigiosi della Parigi dell’epoca. 

Magicamente, proprio la sostituzione occulta di persona, possibile grazie allo scambio epistolare, diviene il cuore portante della piece in rima che, sarà proprio il Cyrano.

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