Più italie, in: “L’amica geniale” St2ep8 La fata blu
Più realtà, anche solo nelle gerarchie che si stabiliscono tra i personaggi: rapporti di potere, esercitati con noncuranza dai più potenti ed invece con acredine dalle figure intermedie, solitamente più conservatrici.
Le classi sociali più libere ed emancipate, indipendentemente dal ruolo sociale ricoperto, sono più aperte, sanno dar valore all’impegno delle persone, indipendentemente dalla loro provenienza di condizione sociale.
Non solo le due velocità tra nord e sud, ma anche tra città che son state capitali e quelle che non lo sono state, si veda Torino, nei confronti di Pisa: radicamenti, stratificazioni, è di ciò che parla il professore universitario che vuole inscatolare Lenù in un ruolo. Per lui, vista la condizione sociale di provenienza, non potrà che tornare a Napoli ed insegnare li, in una qualunque scuola: è ancora lo spirito del mantenimento dei piccoli privilegi acquisiti e del non voler occuparsi della promozione dei giovani, bensì sospingerli negli stessi angoli da cui vennero.
Due situazioni: i “consigli” dati a Lenù dal professore dell’Università pisana e la conclusione dell’episodio in cui lo stesso attacca il libro di Lenù "La Divagazione" che sta per essere presentato, dove, solo la magica apparizione di Nino, con la stringenza della sua argomentazione logica, sconfigge l’attaccante, ci raffigurano le contrapposizioni in cui l’Italia ha vissuto e siamo alle soglie degli anni settanta, ancora nei, compesantesi, pensieri ed azioni in cui vive la nostra democrazia.
Si prendono stralci, la vicenda è narrata altrove, sempre consultabile nella possibilità di rivedere gli episodi come di leggere il libro.
Il tanto che è successo a Pisa, a Lenù, sino al fidanzamento con Pietro che gli apre nuove visioni sul mondo con la sua famiglia ed alla laurea, ci propone con sempre maggiore interesse quella strada all'emancipazione che passa per l'istruzione e che al ritorno a Napoli, fa il vanto della famiglia nel rione. Rione molto cambiato, soprattutto trasformato, persino turbato dalla nuova via parallela alla ferrovia, che lo immette nelle dinamiche urbane, ed allora tutto ciò viene visto come possibile miglioramento, quanto meno rimescolamento dei rapporti umani.
Anche aspetti della solidarietà femminile emergono: Lila ed Ada, quando lei le confessa di attendere un bambino, fa in modo che Stefano la trovi in casa con lei ed il bambino per farle sapere che attende un figlio da lui.
Così Lenù, incontrandosi con Ada ottiene il nuovo indirizzo di Lila che è andata a stare lontano da lì, con Enzo ed ha lasciato tuti i suoi averi nella casa dove ora Ada vivrà con Stefano.
Dalla scelta di andarsene ed anche dalla durezza del lavoro che Lila fa al salumificio Soccavo, si conferma la sua intransigente autonomia. L’incontro lì, tra le due amiche, produce un flusso di confidenze eppure la forma di rapporto con il passato è divergente, quello che per l’una è un bel ricordo come quel racconto, “La fata blu” scritto da Lila a dieci anni, Lila stessa, ricevutolo ed appena sfogliato, lo getta nel fuoco, a decretare che quel passato non le appartiene più.
Per chi si fosse appassionato anche a questo secondo libro, dei quattro che compongono eventi sin quasi ai giorni nostri, attraversate dalle storie delle due amiche, su RaiPlay una serie di filmati-stralcio a tema che ne evidenzieranno ancor più quanto l’insieme assomigli al nostro personale più e meno recente passato, in tanti aspetti, di cui è sempre bene aver memoria per crescere in un’Italia consapevole e per questo libera.
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