Velocità & Potere, in: “Pestilenze nei miti e sistemi informatici, Maestri 17-18”
Velocità & Potere, in: “Pestilenze nei miti e sistemi informatici, Maestri 17-18”
Cosa hanno in comune le malattie infettive e le nostre manie di ordine? Convergono verso la fine, le prime depotenziano la nostra autonomia, tramite un mal funzionamento di elementi del nostro organismo, le seconde ci occupano in un’attività che dispone tutto per quando avverrà la nostra assenza. E’ come se fossimo noi stessi a passar la mano a qualcuno che ci sostituirà, solo che non sarà un altro umano, ma una tecnologia che impara da noi ed è avviata sulla strada del “pensionarci” rapidamente.
Questa però è la versione…, non so se dire, pessimistica, che, invece, ci è stato sempre spiegato che elettronica informatica e robotica, saranno nostri coadiutori, ci affrancano dai compiti gravosi.
Ci si tiene un po’ nascosta, non la capacità di apprendimento da noi, ma un apprendimento autonomo che la interconnessione degli oggetti comporta, in quanto i dati relativi alle più svariate eventualità, sono in interazione e chiaramente, interconnessi, come mai poterono essere i saperi dell’insieme del genere umano.
Un elaboratore collegato alla rete, attinge alla totalità dello scibile ed è quindi in grado di prendere decisione su qualsivoglia evenienza, interrogando la totalità degli aspetti. Questa sapienza d’insieme è probabile abbia margini di errore, nelle scelte, tendenti allo zero, con tutto ciò che questo comporta, ossia che può benissimo fare a meno di noi: per aver cura di noi?
Dovrà essere, come nelle leggi della robotica di cui leggevamo nei racconti di fantascienza di Isaac Asimov. Una sorta di regola deontologica inamovibile, perché il suo non rispetto avrebbe provocato la disconnessione dalla fonte energetica e quindi la perdita della totalità dell’autonomia, ciò di più simile alla morte umana, per un elaboratore e robot.
Una scena di 2001 Odissea nello Spazio, ci aveva consegnato la rassicurazione sulla nostra gestibilità di eventuali “ammutinamenti” dei cervelli elettronici: se fossimo stati capaci di aggirare la sua sorveglianza, avremmo potuto ridurlo in nostra balia. Come? Sottraendogli schede di memoria, facendo sostanzialmente collassare le sinapsi, di quel cervello, di Hall (lo ricordate, iagnucoloso come un bimbo?), per riprendere, il nostro astronauta, i comandi manuali, affrancandoci così dal suo potere, andato molto oltre, grazie alla sua velocità di elaborazione ed autoapprendimento.
Perversione di una mente che per eccesso di cura del genere umano, lo iberna, sostanzialmente, anche fosse, a sua insaputa, questa esclusione a tempo indefinito, sin quando l'uomo non riuscirà ad essere adeguato al futuro, cioè mai, sostituendosi, quindi, di fatto, alla specie umana.
Molto abbiamo ascoltato e detto, in questo periodo, di come il virus sabota i nostri organi vitali, li intasa e siamo stati anche indotti a credere che ciò sia una forma di ribellione della natura che abbiamo tanto maltrattato. Se solo riflettessimo, siamo gli autori dell’indebolimento delle nostre difese naturali, avendo costruito ed abitando ambienti ostili, con aria irrespirabile...
-Avremo appreso che siamo i primi artefici del nostro male?
-Saremo capaci di tornare agli oggetti riusabili, abbandonando lo scempio che della natura fa il monouso?
-...
Quante righe sarete capaci di riempire di altro di cui possiamo fare a meno?
Abbiate, abbiamo, la lucidità mentale per elencare ciò che potremmo ribaltare dei nostri comportamenti autolesionisti, negli effetti, nei fatti, non in via teorica!
Non staremmo forse formulando l’analogo delle leggi della robotica? Leggi che salvaguardino l’insieme delle specie da cui dipendiamo e con cui siamo destinati a convivere, non da sfruttatori, ma da raccoglitori, come gli uccelli di San Francesco che: non seminano, eppure, sono nutriti dalla natura. Un sostanziale muoversi entro un equilibrio ove è essenziale anche il canto degli uccelli, che ci allieta.
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