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Dinamiche di classe, in: “L’amica geniale” St2ep3 Scancellare



“...stava vedendo qualcosa che ancora non c’era e stava cercando di farla vedere anche a noi”
Questa la citazione, a memoria, dal commento di Lenù alla azione artistica che Lila compie sulla sua foro gigante esposta al negozio di scarpe nel centro di Napoli. 

Ci stupisce, come dai margini della periferia l’azione artistica dello scomporre e rimontare in collage, un intero, la sua disintegrazione, corrisponda inaspettatamente con ciò che le avanguardie artistiche stavano sperimentando in quella contemporaneità. I percorsi sono evidentemente altri, ma l’essenza è comune: il mondo inizia a presentarsi in forme nuove e molteplici e ciò frantuma l’individuo.

L’azione artistica, il suo esito, divide il gruppo delle persone interessate alle sorti del negozio: la spinta verso l‘approvazione decisiva, la da Lenù riferendo di aver visto su una rivista qualcosa di simile e nella casa di un grande attore. 

C’è l’insegna che testimonia, che, come quella decisione, anche la vera proprietà del negozio è dei Solara, con tutto ciò che questo comporta.

Contemporaneamente Lila agisce da Robin Hood: è il suo modo di ristabilire sprazzi di equità sociale, risarcire i suoi amici di quanto gli viene tolto dalla ingiustizie del mondo. È anche la necessità di dare un senso al suo sacrificio, non essere solo sfruttata, ma trovare nell’agire un riscatto. Anche l’annullamento della gravidanza muove nuove energie.

Nelle dinamiche dei rapporti al confine tra amicizia e qualcosa in più, i più pesci fuor d’acqua sono coloro che hanno fatto il passo di entrare in un mondo differente dal proprio di origine e che, per naturale inclinazione, assorbono modi ed è come se procedessero verso un’integrazione, eppure accade che non sono più né qua, ne la, vivono una propria delicata dimensione. Questo è il caso di Lenù.

Altri, pur avvicinatisi a mondi differenti dal proprio di origine, riescono a mantenere una buona autonomia di giudizio, a rimanere distaccati, quanto basta per non farsi prendere totalmente: approfittano forse, e si autocostruiscono con una certa autonomia. È il caso di Nino Sarratore.

Lila poi è invece sempre la fuoriclasse, quella che non rinuncia alla sua identità, deride i mondi differenti dal proprio giudicandoli artefatti, eppure è anche un modo per star sulla difensiva, per provare a capire cosa la esclude da un livello più alto di conoscenza. Basta poco a decidere di tornare a leggere, a divorare tutto ciò che le può far recuperare il gap, per poi poter competere ad armi pari. 

Poi ci sono gli altri che si muovono in dinamiche di cui sono vittime, ancor più che carnefici. mondi che non si sono aperti e muovono, per inedia, nel certo, nella scia del consueto per il gruppo sociale di appartenenza: cambiano le esteriorità delle vite ma non le dinamiche che vi presiedono.

Aver condotto Lila alla riunione di amici dei figli della professoressa Galliani, che ha invitato Lenù in quanto sua promettente studentessa, sortisce, per Lenù, l’effetto di essere messa difronte alla crudezza della realtà, da Lila, che la umilia per la sua contaminabilità, deridendo i modi di quei ragazzi di città, che giudica affettati.

Eppure al contempo Lila è colei che conoscendo di Lenù la forza di abnegazione e la volontà di ben fare, la aiuta e sprona a proseguire gli studi, concretamente facendole avere tutti i libri scolastici che le serviranno, nuovi. Questo particolare non va trascurato: fa commuovere la madre di Lenù in un misto di sentimenti di inadeguatezza nei confronti delle esigenze della figlia e forse di consapevolezza che quella strada gliela porterà lontano da casa.

Il ruolo che si sceglie Lila, una volta che, almeno momentaneamente, scongiurata la possibile condizione di esser assorbita da doveri materni, è quello di muovere fila che le fanno assumere ruoli di grande forza nelle dinamiche del quartiere: è per questo che riesce persino a curare una sorta di redistribuzione dell’agio ottenuto anche grazie al suo ingegno.

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