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Qualità e quantità, in: “Le stanze di Raffaello ed i dati della rete, Maestri 21-22”


Qualità e quantità, in: “Le stanze di Raffaello ed i dati della rete, Maestri 21-22”

Lungi dal ritenere che la grande quantità di produzione artistica possa andare a scapito della qualità, quando tale produzione riguarda un grande artista come Picasso che in tarda età diviene davvero molto prolifico: eppure, pur con tutti gli specialisti di scuola che ruotano attorno ai grandi maestri del passato, produzioni come quelle di Raffaello sono più imponenti che sterminate.

Basti pensare alle “stanze” nei palazzi dei papi che egli affrescò, ma soprattutto dipinse dandogli qualità che prima si raggiungevano solo con la pittura ad olio, rendendo ad un tempo brillantezze e trasparenze, come inusitate luci riflesse di pur ondeggianti luci di fiaccola su metalliche armature, nella liberazione di San Pietro, su una delle pareti della stanza di Eliodoro.

Accennato appena di frontiere tecniche, la nostra attenzione è convogliata, dallo storico Alessandro Zuccari, sulla capacità di Raffaello, di far sintesi culturale nelle arti, a vantaggio degli abitatori dei luoghi, delle stanze.

Nella stanza della Segnatura che è la biblioteca di Papa Giulio II, basti la parete della “Scuola di Atene”, raffigurante scienziati di ogni genere, ed abbigliati alla maniera degli antichi greci, tra essi anche grandi artisti e dottori della legge. Per gli affreschi nella villa di Agostino Chigi, oggi, la Farnesina, è la lezione dei veneziani Tiziano e Giorgione, la traslucida corporeità, ad essere sperimentata da Raffaello, come nella sua Galatea. Sarà la "Trasfigurazione", ultima sua opera, il lascito testamentario più intenso, più vivo della stessa vita e che fece contrasto ammirare alle spalle del Raffaello morto, trentasettenne. 

Ciò sia sufficiente per cogliere la ricchezza di scambi culturali che avvenivano nelle corti europee, nelle italiane, dalle casate dei Montefeltro di Urbino, ove nacque, da allievo del Perugino, alla Firenze ove fu con Leonardo da Vinci e non ultima, la papale, in Roma, coevo di Michelangelo, e chiamato da Bramante a cui succederà per la Fabbrica di San Pietro, per aver cognizione di come il tempo ed i luoghi furono propizi a quello che, sin da giovanissimo, mostrò prodigiose qualità espressive nelle arti.

È nel raffigurare ciascuna illustre presenza, nella prospettiva della Scuola di Atene, che Raffaello coglie le peculiarità di ciascuno. Sia lo star a scrivere le dimostrazione di un teorema per il matematico, come il muover attorniato da discepoli del filosofo, di cui traspare l’atto dell’eloquenza, ci dicono di una trasmissione diretta del sapere con cui la estensività offerta dai contemporanei nostri sistemi di diffusione del sapere, tramite la rete, prova a competere.

Ciò che più è cesura rispetto alla nostra contemporaneità è però evidente, tra il pensiero di cui è riconoscibile l’autore e l’ispirazione, e la massa informe di dati accessibili a noi, nella contemporaneità, il più delle volte privati di appartenenza documentabile, che vi si contrappone. 

Parzialmente ciò è dovuto alla disaggregazione del sapere, rispetto alla sintesi di cui mostrò efficacemente sapienza Raffaello. I suoi personaggi, si danno disponibili ad essere interrogati ed a parlarci, laddove, la rete che apparentemente svolgerebbe un ruolo analogo, pure, ci guarda, è interessata a noi ed evolvendo predittività, è un po’ come ci chiudesse in un ambito per indurci si all’approfondimento, ma a scapito di uno sguardo più ampio.

Ebbene, bisogna operare una continua resistenza e elusione di quest’eccesso di comodo indirizzo alle nostre ricerche, per riconquistare quello sguardo dall’alto, sguardo di sintesi, che ci compete, in quanto indirizzatori dei nostri destini umani, assieme a quelli dell’umanità che costruiamo per il futuro.

Chi dirige il servizio di sicurezza informatica, il Direttore della polizia postale e delle comunicazioni Nunzia Ciardi, porta la riflessione sulla sicurezza delle nostre identità, anche se, prima ancora di essere rubate, esse, rischiano di essere plasmate e tanto più alto è il rischio per le più giovani generazioni che immersi sin dalla nascita nel mondo della rete, necessitano gli si permetta lo sviluppo del discernimento critico.

Il discernimento critico potrebbe venir perso se il, dopo, di questa nostra contingenza pandemica, virasse ancor più bruscamente verso gli specialismi, laddove invece metodologie sempre più inclini alla stimolazione del dibattito sulle questioni guardate con un’ottica comprensiva da un buon numero di angolature e variabili, ci restituirebbe mondi scelti, anziché subiti, per via di eccessi di predittività, invadenti le coscienze.

Aver più strade innanzi a noi e persino l’opzione di fare dietrofront rispetto al modello antecedente alla pandemia, è la sfida che ciascuno di noi deve cogliere come personale, non esimendosi di contribuire, nel dibattito come nella concretezza delle azioni, a cominciare dalla consapevolezza che solo assieme ci si salva. Non mancano occasioni, per chi senta questo impegno, di renderlo operante nel suo nuovo fare, distinguendo, discernendo criticamente, il realmente utile dal superfluo, nel selezionare i beni ed anche gli individui con cui riesce a giungere a conoscenza oltre la superficie, ed indubbiamente non potranno essere tantissime e quasi sconosciute. Ben venga l’apertura, segua sempre, il discernimento e la scelta ponderata.

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