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Partner, ossia compagni di viaggio, in: “Maternità umana e terrestre Maestri 23-24”



Partner, ossia compagni di viaggio, in: “Maternità umana e terrestre  Maestri 23-24”

Se, come con la guida di Eva Cantarella, scopriamo quanto misconosciuta sia stata maternità, financo presso i civilissimi antichi greci, nei suoi più stimati filosofi e nelle rappresentazioni teatrali per cui avveniva pure che, se non di gradimento degli spettatori, gli autori erano costretti a riscrivere, abbiamo contezza della misoginia umana.

Giungendo più vicino a noi nel tempo e nello spazio, è solo del 1975 la riforma del diritto di famiglia, in Italia, che abolisce la patria podestà del marito sulla moglie. Altre conquiste riguardano la fine del secolo scorso ed il raggiungimento della parità formale tra uomo e donna, cui, non è sempre seguita, nei fatti, altrettanta parità.

Presso i greci, e per tanto tempo, il contributo della donna alla procreazione era ritenuto in subordine. La donna custodiva, ma ciò che germinava era principalmente frutto del contributo dell’uomo. Eppure ricordiamo il popolo delle Amazzoni, matriarcati in civiltà asiatiche, tracce di possibili ruoli politici delle donne. Per le Amazzoni era osservato con riprovazione come la loro condotta fosse una devianza. Torniamo sempre alla storia scritta dai vincitori, da coloro che esercitano il potere.

Bisognerà porre più attenzione a come realmente viene interpretato il ruolo politico dalla minoranza di donne che lo esercitano oggi e quanto veramente il loro essersi fatto strada non abbia dovuto barattare il potere con qualche forma di assimilazione ai modi maschili. 

Eppure, non è così in un buon numero di casi, probabilmente, tutte le volte che, più che ad un ruolo, le donne,  hanno mirato alla proposizione di tematiche tenute in secondo piano dagli uomini. Ma sarebbe facile relegare, quasi quelle tematiche fossero realmente di secondo piano.

Eccoci alla cortocircuitazione con il campo dei diritti della terra, il pianeta che ci ospita, la madre terra di cui siamo compagni di viaggio, assieme a tante altre specie nell’equilibrio con le quali v’è garanzia di prosecuzione di vita sulla terra, così come la conosciamo, o non molto dissimile.

Tocca al meteorologo Luca Mercalli, testimoniare con osservazioni scientifiche incontrovertibili, il senso di accelerazione che riguarda sia il ritiro dei ghiacciai sui monti che lo scioglimento degli stessi nei continenti polari. 

Con l’estensione della scura superficie marina che accumula calore invece del riflettere i raggi solari come è proprio delle bianche distese innevate o ghiacciate, Mercalli ci suggerisce quanto l’innalzamento di un grado della temperatura terrestre, sia fenomeno meno minimale di quanto ipotizziamo. 

L’argomento a sostegno, è l’esemplificazione con gli effetti di un analogo innalzamento di temperatura del nostro corpo che che all’aumento di un solo grado divien già febbre, con tutti i suoi negativi effetti, manifesti in malesseri.

Stiamo scoprendo di non poter contare sulla materna remissività del pianeta Terra, di cui, all’ispessirsi della “coperta” costituita dallo strato di ozono, non si disperde quel surplus di calore che le nostre emissioni di gas bruciati comporta.

Quell’equilibrio che ha reso il nostro pianeta abitabile per la nostra specie ad originare dai microorganismi iniziatori della catena alimentare che ci ha prodotti, noi stessi lo stiamo mutando con la nostra azione di sfruttamento energetico.

Grafici testimoniano che abbiamo interrotto quel trend che tra glaciazioni e periodi caldi, non era mai uscito dalla sua alternanza tra due margini paralleli: noi lo abbiamo già fatto andare oltre il margine superiore che ha caratterizzato intere ere geologiche.

Ci stiamo dimostrando inaffidabili “compagni di viaggio” della nostra madre terra, con ciò replicando l’insensibilità di genere che ha caratterizzato la nostra storia, solo che, lo abbiamo già rilevato, la Madre Terra non conosce remissività nei confronti degli scempi perpetrati dal genere umano e se pure la Terra come pianeta potrà avere una lunga vita, come dimostrano le varie condizioni possibili in cui potrà trasformarsi, a modello, ad esempio, di uno degli altri pianeti del nostro stesso sistema solare, è chiaro che le nuove condizioni, non ci prevedono, salvo nostre improbabili mutazioni in tempi brevi.

Quale specie sopravviverà agli effetti della mutazione da noi indotta e che non accenniamo ad occuparci seriamente di invertire?

Peccato: avremmo potuto camminare ancora fianco a fianco con il resto della natura! Sarà ancora possibile? Siamo davvero disposti a rinsavire, abbattendo anche con un’agricoltura che agevolerà i consumi locali e parchi le emissioni nocive che vanno ad ispessire la coperta?



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