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1 + 1 prevede il 3, in: "Ruoli pubblici della Donna e Cartografie Maestri 67-68"




1 + 1, prevede il 3, in: “Ruoli pubblici della Donna e Cartografie. Maestri 67-68”

 

In una società che ha costruito strutture per la direzione politica delle nazioni, al maschile, il ruolo al femminile, dovette adattarsi, per prender voce.

 

Nello storicizzare le tappe di questa lunga, quasi secolare, approssimazione, la storica Silvia Salvatici, non manca di rilevare che, quando si registrò, dopo la prima chiamata alle urne delle donne, una bassa presenze di elette in parlamento, si disse che in fondo era la prima chiamata.

 

Anche i ruoli volta volta conquistati: la prima donna Presidente della Camera, poi la prima a presiedere il Senato, non sanano la questione: il terzo raggiunto, dice che ancora la parità ha da venire ed altrettanto per la presenza in ruoli chiave del governo.

 

L’enigma della sommatoria in titolo e del tre: solitamente, a ragionar in due, quando poi, i punti di vista, pur differenti, trovano il modo di integrarsi, l’esito di quel lavoro non può essere conteggiato come una sommatoria, perché nella reciproca stimolazione, i due, hanno percorso strade altrimenti mai intraprendibili, ecco, il loro lavoro ha ricevuto una spinta incrementale, moltiplicativa.

 

Chi è il tre? L’imprevedibile prima che scattasse quell’intuizione differentemente impossibile.

Alla base della creatività, non a caso, le pratiche dette, tradotto in italiano: “assalto di cervelli”, ove più ricercatori della stessa formazione si suggeriscono spunti.

 

Quando però ve ne siano di differente formazione ci si spingerà in territori prima inesplorati: ciò che si inventerà sarà, non solo più rispondente alle esigenze di una più vasta platea di potenziali fruitori, ma anche meglio congegnato, economico e chi più ne ha più ne metta. 

 

Detto questo, potrà non giovare altro per convincere dei vantaggi delle diversità dei partecipanti per la buona riuscita di un progetto: resta da dire che nessuno dovrebbe subire la tentazione di emulare modi non propri, e ciò è particolarmente importante in politica.

 

Una forza che porta esperienze di vita altre, come il genere femminile, rispetto al maschile, non dovrebbe sminuirsi prendendo modi che non sono della sua natura: si presti attenzione è un filo sottile, il valore passa per la diversità dell’apporto. Il piano dell’uguaglianza non va mescolato con quello della diversità dei portati: quella è la vera ricchezza.

 

I punti di vista che nel tempo hanno indagato la forma del nostro mondo, in particolare della nostra terra, su cui, con i mezzi disponibili, ogni epoca si industriò a far ipotesi, non furono soltanto potenziali rappresentazioni, toccavano questioni essenziali dell’esistenza, furono schieramenti: lo apprendiamo nella lezione del geografo Franco Farinelli.

 

Linee di demarcazione che, credi filosofici, come anche religiosi, posero, per rigettare, come ben ricordiamo l’ipotesi della sfericità della terra, ma anche, in altri momenti, che fosse il centro dell’universo, orbitanti, gli altri pianeti e persino il sole attorno ad essa.

 

La visione zenitale fu tacciata di eresia, perché la vista dall’altro spettava agli dei, era loro prerogativa. Si giunse, quando si pose la questione della verosimiglianza tra la realtà e la sua rappresentazione in carta geografica, ad ipotizzare che la carta dovesse sovrapporsi alla realtà, coprirla.

 

Fortunatamente, autorevoli voci hanno messo a tacere, anche nella contemporaneità in cui più vicina sembrerebbe la realizzabilità di una tale fedeltà, proprio basandosi sulla dinamicità dell’esistente, sul suo continuo mutare, per cui sempre imperfetta sarebbe la carta, salvo nel momento in cui il mondo si fermasse, ossia alla sua morte.

 

Molto più laicamente, lucrando del già adottato principio collaborativo che prevede oltre due variabili, per la carta, le coordinate x ed y della sua bidimensionalità, non possiamo non rimanere affascinati da come quelle prevedano una possibile zeta, la terza dimensione che sta nell’ambito del prevedibile, del possibile, ma uno solo è il valore rispondente al vero, salvo ad esserlo in quel preciso istante, perché la variabile temporale muta, decretando, come già chiarito l’instabilità della rappresentazione.

 

Affascinanti poi le carte elaborate nel medioevo in cui la terra è rappresentazione stessa del divino, e qui ancor più vale quel produrre altro da quel suo originario essere, ogni punto, l’incrocio dei valori di due coordinate sul piano bidimensionale.

 

Un pensiero, quello che sembra contraddire le somme algebriche, ci potrebbe aiutare ad avere una visione del mondo meglio percepita nella sua complessità, godendone le possibilità di esiti a partire da due impulsi: non è così che stiamo via via riconoscendo sia sistemi di energie in equilibrio, ma più ancora qualsivoglia simulazione noi volessimo trarre da un computer?

 

Persino le immagini son “semplici” sequenze di zeri e di uni, capaci di descrivere la totalità del nostro immaginario e tant’altro di più che ancora non immaginiamo, oltre il 3.

 

 

 

 

 

 



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