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Coerenze circoscritte, in: “Mode e Linguaggi Maestri 63-64”



Coerenze circoscritte, in: “Mode e Linguaggi Maestri 63-64”

Transitorietà temporale per le regole della moda di quella stagione e perimetri culturali di validità di alcune regole comunicative consuete in una cultura, senza corrispondenze in altre.

È emblematico il fraintendimento dei gesti che non hanno ugual significato in differenti culture oltreché non aver corrispondenti. Anche la differente costruzione della frase, e soprattutto la lunghezza, hanno nel tempo plasmato possibilismi rispetto a perentorietà ed anche capacità o meno, di seguire ragionamenti articolati.

È probabile che staccare, spezzare, faccia perdere qualcosa del contesto che avrebbe restituito il clima in cui quel dato evento maturò, restituendo ricchezze di sfumature, altrimenti acquisenti un sapore elencativo.

È probabile anche che chi, all’interno del fenomeno della moda, ricerca la distinzione, pur nel fluire delle regole del momento, possa sentirsi, ad un tempo, parte di una comunità temporanea che si riconosce oltre che in alcuni dettami dell’abbigliarsi, anche nell’atteggiasi, eppure distinguersi per via della personalizzazione di dettagli, assolutamente originali.

Altro aspetto rilevante è la temporaneità del fenomeno, sottratto a valutazioni di bellezza, il valore essendo tutto nell’essere “in” in quel momento, per poi essere sostituito da altro che diverrà a sua volta “in”, decretando il divenire “aut” del precedente.

Comporta, la moda, un coinvolgimento dell’individuo, richiedendogli coerenze interne di comportamento che, una volta soppiantato il fenomeno, sono sostituite da un sistema di altre che posso anche essere speculari alle precedenti: semplicemente, sono “in”, avendo soppiantato le altre che divengono, immediatamente, “aut”.

V’è un consumo veloce di una sorta di identità artificiali che si susseguono: le si impersona come  in una forma recitativa, di cui dismettere abito, anche mentale, per accoglierne un’altro e se non vi fosse la personalizzazione a far trasparire qualcosa del singolo soggetto, rischierebbe di annullare l’io. Che una intera lezione sia stata dedicata dalla sociologa Elena Esposito, a questo tema, conferma la valenza sociale sempre più diffusa del fenomeno moda.

Sono altri gli adeguamenti relazionali da adottare quando incontriamo altre culture e ciascuna trova modi differenti per comunicare riducendo il più possibile i fraintendimenti, con quella del luogo che si decide di visitare, essendo del visitatore, lo sforzo maggiore per avvicinarla: non intraprese il viaggio per raggiungerla e strutturò un itinerario nei suoi luoghi, proprio per questo, per conoscerla?

E differenti sono sforzi e modi di adeguare la comunicazione a seconda della provenienza del visitatore, poiché potrà essere che alcuni modi corrispondano, come anche che lo stesso gesto porti significati totalmente differenti se non pure opposti e le difficoltà, come le facilità si dislocano in luoghi differenti della comunicazione. Basti pensare alle informalità rispetto alle ritualità, persino nel saluto, tra culture occidentali e culture orientali.

Un sito, segnalato dal Maestro della lezione, Paolo Balboni,  http://www.mappainterculturale.it  riguarda la questione che prevalentemente si manifesta nei viaggi di studio all’estero, ossia la compresenza, il più delle volte in un luogo e cultura, altri, estranei persino, alla totalità dei partecipanti al gruppo.

Sia il caso di un’Erasmus: in tali contesti la registrazione dei flussi comunicativi sviluppa maggiori complessità perché, anche se si scambiasse con una sola componente culturale alla volta, in tempi brevi, necessita cambiar registro, essendo cambiata la provenienza culturale del successivo interlocutore. 

Ciò indipendentemente dalla comune lingua di servizio che, è peraltro parlata in modi differenti dai vari ceppi linguistici di provenienza dei componenti del gruppo, e, soprattutto, se non ci si è adattati alla modalità espressiva per frasi piccole, ad esempio, che è carattere proprio dell’inglese.

Vien da credere poi che chi avesse pratica del necessario trasformismo imposto dalla moda, probabilmente potrebbe trovarsi più a suo agio nei cambi di registro da adottare nelle modalità comunicative con persone di altre culture, e viceversa, chi avesse lunga pratica di scambi linguistici interculturali, potrebbe avere più propensione ad essere “in”, nella moda.

Se solo si prova a trarre qualche coordinata dalla mescolanza delle due lezioni, traspare un identikit da cittadini del mondo, per i praticanti delle dette opportunità e la gioventù è sicuramente un vantaggio, anche semplicemente per via della globalizzazione dei fenomeni culturali a cui si interessa e che sono fortemente globalizzati. Nessuno si senta escluso, però!


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