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Effetti dell’immaginazione, in: “Annunciazioni ed Inni. Maestri 45-46”


Effetti dell’immaginazione, in: “Annunciazioni ed Inni. Maestri 45-46”


Spesso non ce ne curiamo ed anzi, nel contemporaneo, quasi proviamo a nasconderla a noi stessi, l’immaginazione, presi da quello che ci si vuol far crede, da più parti, che sia il modo giusto di stare al mondo.

Dal Devoto-Oli, per i significati di Immaginazione, troviamo: “Attività della mente in quanto diretta alla formazione di contenuti o alla definizione di rapporti”, e, meglio ancora, “Facoltà di cogliere il valore di una ipotesi o di un’interpretazione a livello superiore”.

Quindi, contrariamente all’abusato, come sinonimo, dell’ormai assunto a dispregiativo, fantasticheria, che porta aspetti di uscita dalla realtà e bizzarria, il termine immaginazione è carico di molte positività. 

L’immaginazione ha utilità di tutto rispetto, da italiani, dovremmo averne più cura, essendo ciò che più ha fatto la nostra fortuna nel mondo.

Due testimonianze stanno anche nelle due lezioni della trasmissione “Maestri”: in quella dello storico dell’arte Alessandro Zuccari, è il lavoro artistico del Beato Angelico a farci da disvelatore del passaggio della pittura dal sentire medioevale a quello rinascimentale. 

La trasmigrazione da uno all’altro sentire ha effetti che proprio nelle Annunciazioni, che possiamo confrontare, svelano come dal realismo eminuzioso, con ricchezza di dettagli, si passa ad una riduzione di essi ed alla comparsa di elementi simbolici. 

La spiegazione che ci viene data è che è cambiato il contesto tra le due messe a confronto e che l’asciuttezza di quella affrescata su una parete del chiostro del convento di San Marco, parla ad osservatori più colti, che colgono i significati, per sintesi. 

Anche l’architettura del portico della casa di Maria, luogo in cui sono ritratte le Annunciazioni, pulisce gli elementi, e soprattutto, prende rilevanza la centralità dell’osservazione per cui il suo occhio è posto ad ammirare lo spazio prospettico che organizza i dipinti e ciò è ancor più intensamente ricercato ed ottenuto, persino dove l’architettura è assente.

Le figure sono disposte dentro i quadri e gli affreschi, in rapporti, proporzioni e configurazioni che accompagnano l’occhio dell’osservazione al punto focale della rappresentazione: troverà, nella lezione questo ed altri esempi, colui la cui sana curiosità fosse stata stimolata.

L’aspirazione al vivere il momento dell’esecuzione dell’Inno Nazionale Italiano che provoca emozione in quanto è ciò che unisce il popolo, nel suo essere memoria di trascorse fierezze, in esso rinnovate, è stimolo a ben fare, duramente allenandosi, per Bebe Vio, che condivide il compito di Maestro con Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

Gli atleti delle para Olimpiadi hanno una comunicativa più intensa, coinvolgente che non lascia dubbi in merito all’esito che passa dal lavoro di tanti che, ci credono, alla possibilità di raggiungere mete alte. Accenna anche a come è collettivo, il risultato, nello sport, per la schermitrice, anche nell’azione del tecnico che sistema i collegamenti del puntale del fioretto.

Anche dove non immagineremmo, una presenza, quella del fotografo, unico abilitato a muoversi attorno al suolo su cui stanno i “duellanti”, fattore ambientale amico, la cui presenza si percepisce e di cui a volte basta una strizzata d’occhio a muovere quel quid in più che farà la differenza, produce quindi, gioco di squadra, condivisione di obiettivi.

E prima, lo sappiamo da tante testimonianze ascoltate in varie occasioni, l’atleta si concentra, vola con la sua immaginazione, che è persino preveggenza, sulle evenienze che gli si potranno presentare, le anticipa e con esse rafforza il desiderio, immagina e non è solo, sente che è tutta una Nazione che si muove all’unisono con lui, in un comune sentire, si confronta, in condivisione.

Bellezza dello sport, come delle arti, di cui, forse, in pittura, è espressione tangibile nell’acquarello, il gesto unico e perfetto che, a lungo immaginato, alfine, mosso, compie l’opera. Una particolare coincidenza tra gesto ed esito ci è comunicata, in particolare dall'onda del giapponese Hokusai che è persino entrata tra le immagini simbolo dei nostri messaggi brevi, testimonianza della capacità di penetrazione dell’arte di un sentire collettivo, condivisione, socializzazione dell’azione individuale.



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