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Terminali di conoscenza, in: “Intelligenze artificiali evolute e Imperi strutturati mutanti Maestri 55-56”



Terminali di conoscenza, in: “Intelligenze artificiali evolute e Imperi strutturati mutanti Maestri 55-56”

“The circle” (di cui argomentai nell’articolo “Servizi e libertà, in “The Circle”, al seguente link: https://ilmarenero.blogspot.com/2019/07/servizi-e-liberta-in-circle.html) è il titolo del film sovvenutomi nei passaggi della lezione sull’intelligenza artificiale, della Professoressa Rita Cucchiara, in cui v'è il tema della raccolta dei dati da parte dei server di rete e del nostro essere continuamente conferitori di essi, nelle forme più svariate. 

Dati che, caduti, nella rete, sono subito digeriti e pronti per ogni necessità sociale a cui giova dar risposta, come anche per profilarci.

Nel citato film, giusto per orientare chi non potesse andar subito alle indicate riflessioni: dei giovani lavoranti in call center eticamente molto empatico, come può avvenire, anticipano le esigenze dei clienti.

Il prendere a cuore tutta l’ampia gamma delle potenziali richieste di servizi che, semplificano la vita, se in un caso risultano positive per l’esperienza di una stessa lavoratrice, in un’altro che riguarda anch’esso la vita di un’altra persona a lei cara, risulta invece disastrosa, configurandosi come una sorta di caccia alle streghe, per via di sommarietà deduttiva.

Come accade, pur con le migliori intenzioni, come ogni eccesso di impegno, scatta il delirio di onnipotenza, ed è la volta che si sbaglia, irrimediabilmente. Il progetto del guru del centro, è molto ambizioso, adombra quell’accumulo di dati che tanto ci impensierisce rispetto ai destini futuri dell’umanità.

Nel film, citato, invece, direttamente nella lezione da Rita Cucchiara, “The imitation game” (di cui tanto si trova ed anch’io, vi riflettei su, con il titolo: Alcune letture di “The imitazioni game”, disponibile al link: https://ilmarenero.blogspot.com/2018/09/alcune-letture-di-imitation-game-una.html) troviamo gli esordi del computer, una macchina che lì si perfeziona, impegnata a decrittare messaggi nemici in codice, durante la guerra.

La macchina, aiutata ad apprendere, dall’uomo, oggi dovremo studiarla e capirla nei suoi processi, per poterla controllare.

Un sostanziale ribaltamento di ruoli, questo, che la dice lunga sulla mutazione in atto.
I processi di determinazione del mondo sono ora dipendenti dal sapere che il grande accumulatore di dati, la rete, rende disponibili ad una elaborazione che, non ha paragoni con quanto elaborabile, per quantità di dati processabili, dal nostro cervello.

Resta il campo del deduttivo-inventivo, che dovremmo provare a svendere il meno possibile, ma non è, con certezza, possibile. Casomai è vera l’ineluttabilità dell’accadimento: anche ciò ci verrà sottratto, è certo, anche se mancherà sempre di qualcosa, di quella eventualità di errore che rende possibile la creazione.

Cos’è un grande impero, se non un sistema correlato che funziona con una certa buona regia ed una buona dose di partecipazione e collaborazione ad un comune sentire, per mantenere in uno stato di benessere i suoi cittadini?

Questa unità necessitò di guerre di conquista-annessione, per poi render tutti cittadini di quell’impero. Quello che noi conosciamo di più, sentendoci parte di quella storia è l’Impero Romano d’Occidente prima e d’Oriente successivamente, ma non era il solo del mondo antico, che anzi, si trovò a dover combattere e pure venir sconfitto, dall’impero dei Parti. 

Non solo Persia, ma estesissime regioni a sud del Peloponneso. Conflitto che ci ricorda la passata guerra di Troia, uno scontro di culture, come, anche allora, si disse. Come allora, anche nei tempi più recenti gli imperi mutano, ne cambia la filosofia? C’è in ogni epoca un agente di discontinuità, che più di una volta fu una epidemia che, rinnova l’avventura dell’unificazione a fini di progresso e di futura pace, seguendo il sogno.

Ogni volta è la maniera di strutturare l’insieme, la formula politica, come gli spazi dati alle varie etnie, che, presenta l’immagine per cui lo ricordiamo e capiamo che è sempre stata la capacità di saper vedere le aspirazioni dei tempi a farne la fortuna e poi altrettanto del successivo, che ne è mutazione, anche se intervennero in mezzo periodi di “barbarie”.

Si apprende dalle lezioni, e non meno da questa dello storico Andrea Giardina, come il contemporaneo fenomeno del potenziale cambio di specie alla testa del nostro mondo è una ulteriore, forse più traumatica, trasformazione, comunque, di, riproponentisi, sogni.

Dovremmo però aver appreso, da precedenti lezioni, che la perfezione non è positiva per il progredire, come nella creazione, anche in queste umane ricreazioni e tentativi di assetti unitari. Dovremmo curare di lasciar aperto qualche spiraglio d’imperfezione, un qualche squilibrio che, sarà il volano del rilancio inventivo.


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